Previdenza complementare. Pappa Monteforte “Preoccupa la scarsa adesione dei liberi professionisti. Il Governo rifletta sui limiti di deducibilità”

 

Si è tenuto giovedì 25 maggio, presso Palazzo Ripetta a Roma, il convegno dal titolo “Sistema pensionistico notarile e previdenza integrativa” organizzato dalla Fondazione Italiana del Notariato in collaborazione con la Cassa Nazionale del Notariato.

Ad aprire i lavori il Presidente della Cassa, Vincenzo Pappa Monteforte, che nel suo intervento ha presentato alcuni dati che ben fotografano la situazione della previdenza integrativa.

“Nel 2021 gli iscritti alle forme pensionistiche complementari sono stati poco oltre gli 8 milioni e 700 mila con una adesione dei lavoratori autonomi, e quindi anche dei liberi professionisti, che è preoccupante. Per questo dobbiamo agire in fretta e con lungimiranza”.

 “Dobbiamo lavorare per diffondere la cultura previdenziale. La Cassa lo sta facendo incontrando gli iscritti in tutte le aree del nostro Paese, rivolgendosi soprattutto ai giovani”.

 “Dobbiamo trasmettere loro un messaggio chiaro: solo muovendosi tempestivamente possono costruire una vecchiaia serena. La soluzione c’è già e si chiama pensione modulare. Attraverso una contribuzione complementare si permette a ciascun iscritto attivo di aumentare in misura volontaria la propria aliquota contributiva (rapportata sempre al repertorio) al fine di ottenere una pensione più elevata”.

 Un esempio per tutti. Se, a inizio carriera, il libero professionista decide di versare circa 300 euro al mese, a fine carriera, avrà un ulteriore assegno pensionistico di 800 euro mensili.

“La Cassa che mi onoro di presiedere ha iniziato da tempo una riflessione seria. Ci stiamo interrogando se sia possibile e utile mettere in campo un progetto per la categoria. I tempi non possono essere brevi ma è importante porsi degli obiettivi e individuare il cammino”. 

“Servirebbe, però, una maggiore attenzione dalla Politica. Discutere oggi di previdenza integrativa significa riflettere a più voci su un argomento centrale del DDL delega per la riforma fiscale, nelle intenzioni del governo da approvare al più presto, anche nell’ottica dell’aumento della deducibilità dei contributi versati a tal fine. Questo potrebbe essere un incentivo all’adesione, soprattutto per il libero professionista”.

 Anche per il professore Stefano Fiorentino “serve ripensare alle attuali regole fiscali sulla previdenza dei lavoratori autonomi che sono frammentarie ed oramai ampiamente disorganiche”.

“C’è bisogno, inoltre, di una interpretazione della normativa vigente alla luce dei principi costituzionali e di quelli europei – ha detto Fiorentino - La lettura dell’articolo 10, TUIR non può essere fatta che in combinato disposto con l’articolo 54 dello stesso testo normativo, in un’ottica di consapevole rispetto dei principi di capacità contributiva, sicurezza sociale e eguaglianza”.

E se per l’attuario Luca Coppini “c’è la necessità di un modello di previdenza complementare ad hoc per i notai, già dotati di una struttura apposita, che consentirebbe di azzerare i costi”, per il professore Maurizio Cinelli “la previdenza complementare rappresenta una opportunità sia per lo Stato sia per le categorie professionali. Tenendo presente il principio di libertà di adesione” che ad oggi, però, dai dati presentati dal Presidente Pappa Monteforte, si traduce in un solo 13% di lavoratori autonomi che hanno optato per la previdenza integrativa.

La parola, infine, è passata al Direttore generale  per le politiche previdenziali del Ministero del Lavoro, Angelo Marano che ha incentrato il suo intervento sulla separazione patrimoniale tra contribuzione di primo pilastro e quella di secondo pilastro e la conseguente inesistenza per gli organi di vigilanza di qualsiasi preclusione rispetto a forme di versamenti volontari.